Fake Uniforms
[Wild Posting]




[ITA]
Fake Uniforms (per agire invisibilmente sotto gli occhi di tuttə) è una pratica di autoinchiesta visuale semi-permanente. Partendo da una ricerca che si interroga sulla visibilità e invisibilità di alcuni corpi nello spazio pubblico, il progetto apre conversazioni con diverse microcomunità di persone e apre domande su socialità, legalità, marginalità, lotta, costruzione di comunità dal basso, a partire dall'esperienza personale. Il risultato sono una serie di manifesti che, attacchinati in modo più o meno autorizzato a seconda del contesto, diffondono le loro parole nello spazio pubblico.
[ENG]
Fake Uniforms (to hide in plain sight) is a practice of semi-permanent visual self-inquiry. Starting from a research that questions the visibility and invisibility of some bodies in the public space, the project opens conversations with different micro-communities of people that share their personal experience and opens up questions on sociality, legality, marginality, struggle, construction of communities from below. The result is a series of posters which, attached in a more or less authorized way according to the context, spread their words across public space.
FOCUS
La scuola ha riaperto come dopo una nevicata
Sara Leghissa in collaborazione con Maddalena Fragnito e Marzia Dalfini
La scuola ha riaperto come dopo una nevicata è un progetto di autoinchiesta visuale fatto con l3 student3 di alcuni istituti italiani durante e dopo la pandemia.
Una serie di incontri svolti nelle scuole per parlare di cos'è successo in questi anni di diritto all'istruzione (parzialmente) negato; di assenza di corpi e di socialità, di caccia all'untore, solitudine, paura, domesticazione e dispositivi digitali. Ma anche di sogni, trasformazioni impreviste e strategie collettive di sopravvivenza.
Commissionato dalla Fondazione Lazzaretto di Milano e nato a partire dall’incontro con alcun3 student3 di licei milanesi nel 2020, la produzione di manifesti è continuata attraverso incontri e conversazioni avvenute con alcun3 student3 dell’istituto superiore Gramsci Keynes di Prato, della scuola media Busoni e Vanghetti di Empoli, dell'istituto Albe Steiner di Torino, del liceo Chiabrera-Martini di Savona, del collettivo CHE del liceo Vittorini di Milano, del Liceo Leopardi di Recanati, diventando portavoce di esperienze personali e collettive anche successive alla pandemia e portando le parole dell3 student3 nello spazio pubblico, attraverso affissioni autorizzate e non.
Il progetto di affissione pubblica è stato poi esposto al Centro Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto di Torino e al centro sociale Leoncavallo di Milano per Contatto - Pratiche di resistenza e liberazione per la salute mentale e oltre.
FOTO/ Milano, novembre 2021
VIDEO/ Istallazione Centro Pecci
PRESS/
“La DAD ci ha resi invisibili”: i pensieri degli studenti milanesi diventano spazi pubblicitari.
Francesca Robertiello, La Repubblica, 4 Novembre 2021
“Idee chiare e confuse”
Articolo a cura di FarFarFare, Novembre 2021
“Logos infinito”, l’arte dialoga con il liceo classico Cronache Maceratesi, 14 Febbraio 2023




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Vorrei andarmene ma non me ne andrei mai
Situato nel Municipio 8 a nord-ovest di Milano, il quartiere Gallaratese è uno dei più grandi complessi di edilizia residenziale pubblica nati a Milano nel secondo dopoguerra, attualmente corrispondente al Nucleo d’Identità Locale 65. Sebbene il progetto urbanistico per il Gallaratese fosse dettagliato nella sua conformazione e nei suoi obiettivi, è innegabile che lo sviluppo del quartiere sia avvenuto attorno ad importanti cluster di edilizia residenziale pubblica con una certa casualità e nell’assenza di un’idea precisa degli spazi e delle funzioni. Questo ha determinato negli anni la forte monofunzionalità residenziale del quartiere - definito per questo “dormitorio” dai più - e la frammentazione territoriale che tutt’oggi caratterizza il Gallaratese. Quest’ultima è stata con il tempo esacerbata anche dal fatto che la struttura urbanistica originaria di “quartiere aperto” venne progressivamente a mancare a causa dell’aggiunta di recinzioni attorno a cortili e aree verdi, andando così a ostacolare la dimensione relazionale tra gli spazi del quartiere e i residenti, a creare aree difficilmente percorribili o addirittura inaccessibili e a influire sulla progressiva chiusura del quartiere in se stesso e sul suo progressivo isolamento dalle zone limitrofe. Negli ultimi anni l’area ha visto da una parte una continua proliferazione di edifici di edilizia residenziale pubblica o sociale, dall’altra una totale dimenticanza di interventi dedicati all’interazione sociale, alla cultura e all’aggregazione spontanea. Questi processi hanno nel tempo slegato i cittadini
dal luogo in cui abitano, affidando la socialità a spazi che in sociologia vengono definiti come “non-luoghi” e che, dunque, non possiedono caratteri identitari e relazionali nei confronti del contesto in cui si collocano, come il Centro Commerciale Bonola.
Grazie all’invito dell’associazione Spazio Tempo Milano e Argòt Aps, è nato “Vorrei andarmene ma non me ne andrei mai”, un progetto di inchiesta sul Gallaratese, che ha coinvolto alcuni abitanti in conversazioni legate alla percezione della vita nel quartiere. Le loro voci sono diventate manifesti pubblici, affissi con un’azione collettiva al Parco dei Triangoli.
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Las abuelas bollera son la resistencia
Sara Leghissa in collaborazione con Carlo Fusani
Insieme ad un gruppo di student3 del liceo Carlos III di Madrid abbiamo incontrato alcune persone LGBTQIA+++ della Fundación 26 de Diciembre. Le persone intervistate hanno condiviso le loro esperienze personali, legate alla condizione di corpi non legali (e in alcuni casi l’esperienza del carcere) durante il franchismo, in quanto omosessuali e transessuali . Le loro voci sono diventate manifesti affissi senza autorizzazione per il quartiere di Lavapies.
PRESS/ “BODIES SPACES (IL)LEGALITY” Hedera Collective, settembre 2020

ph Davide Marconcini, Claudia Pajewski video Davide Marconcini
(Marsiglia, Madrid, Nyon, Roma)